SCIE BIANCHE IN CIELO: Leggende e stregonerie dell’oggi tecnologico
di Roberto Cassinis
Sembra impossibile ma nell’era della trionfante tecnologia abbondano, anzi, in qualche caso si rafforzano, credenze e leggende paragonabili a quelle che si diffondevano non nel secolo dei “lumi” ma in quello precedente, quando venivano ancora perseguitate le streghe e bruciati gli eretici.
Ciò che più sorprende è che tale diffusione avvenga proprio quando la tecnologia ha trovato i mezzi per informare in modo capillare e universale. Questi mezzi, appunto perché universali, non sono facilmente controllabili; d’altra parte i sistemi più classici (stampa, radio e TV) sono soggetti a filtri, maneggiati dai governi e dagli interessi economico-politici, che distorcono la verità tanto più quanto meno democratico è il governo del paese.
Ma limitiamoci a parlare dei paesi “occidentali” dove, cioè, l’informazione è definita libera e completa, dove l’istruzione è diffusa anche a livelli superiori a quello elementare, dove avvengono molti scambi, dove ormai, infine, tutti possiedono un televisore e leggono i giornali.
Leggende e stregonerie si diffondono facilmente anche in questi ambienti come si può constatare esplorando il più moderno e globale mezzo di informazione, la “rete” informatica. Molte delle falsità raccolte vengono diffuse ad arte, per arrecare danni economici e morali a persone o ad organizzazioni. Altre (poche) sono costruite in buona fede da creduloni o da ignoranti. Qualche vecchio milanese ricorderà forse ancora “il Paneroni” che negli anni del dopoguerra teneva comizi in piazza del Duomo sostenendo che Galileo aveva sbagliato: era il Sole a girare intorno alla Terra.
Le fandonie messe in circolazione trovano fertile terreno anche presso un pubblico “informato”; la causa è, spesso, la corta memoria di molti: ci si meraviglia di fatti e fenomeni noti e già spiegati dalle generazioni precedenti, poi, magari, dimenticati dagli stessi soggetti che li avevano vissuti da giovani.
Una delle tante fandonie moderne
Per esempio, si è diffusa la voce che le scie bianche (condensation trails) lasciate dagli aerei che attraversano il cielo non siano dovute ad un fenomeno naturale ma al rilascio deliberato di sostanze chimiche che avrebbero lo scopo di dissolvere le nuvole oppure obiettivi “militari” non specificati (per es. la diffusione di epidemie). A queste fantasticherie si aggiunge che si tratta di un fenomeno nuovo che ha avuto inizio solo pochi anni fa, senz’altro non prima della seconda metà del secolo scorso.
Effettivamente, di strisce bianche in cielo oggi se ne vedono molte di più di qualche anno fa per la semplice ragione che il traffico aereo è in continuo aumento.
Gli spettacoli degli anni 1943-44
Chi scrive conserva il ricordo incancellabile di spettacoli grandiosi “goduti” gratuitamente nel Mediterraneo 65 o 66 anni fa. Il luogo di osservazione era una piattaforma molto mobile, alla superficie di un mare spesso imbronciato e movimentato da onde corte con creste schiumeggianti. Intorno al luogo di osservazione un’infinità di panciute navi da trasporto che procedevano di conserva, con esasperante lentezza. Il mio luogo di osservazione si spostava velocemente attorno alle onerarie come il cane da pastore fa con le pecore di un gregge. Lo stesso facevano altri cani da guardia (altre navi di scorta): la maggioranza di queste inalberava lo “Union Jack” ma una o due issavano il tricolore bianco rosso e verde: il mio luogo di osservazione era proprio su una di queste ultime.
Ho già descritto l’unico episodio di guerra che ho vissuto durante una missione di scorta ad un convoglio. In seguito non ricordo che allarmi aerei, risultati quasi sempre falsi. La potenza militare tedesca si stava ormai ritirando in difesa e, d’altra parte, il nostro teatro di guerra era secondario.
Ma di spettacoli grandiosi ne ho visti tanti, anche nel Mediterraneo, soprattutto quando si preparavano le azioni di sbarco sul continente: centinaia di navi in rada al largo dei porti, convogli di diecine e diecine di navi per il trasporto delle truppe e dei materiali, ciascuna da 10000 tonnellate.
E poi, ogni tanto, un altro spettacolo: sopra di noi, in cielo, fasci di innumerevoli scie bianche che ci sorvolavano. Gli aerei che le producevano erano appena visibili per quanto fossero dei grossi B17 (fortezze volanti) o dei B24 (“Liberator”), carichi di bombe che, in stormi di diecine o, talora, di centinaia, procedevano verso N per compiere missioni di bombardamento sulle nostre case nell’Italia ancora occupata dai nazisti e dai fascisti di Salò, oppure sulla Germania meridionale.
Non ci facevamo tante domande sulla natura delle scie: ci sembrava logico che alla quota di crociera di quegli aerei (8000-10000 m) avvenisse la condensazione del vapor d’acqua contenuto nei gas di scarico dei motori (in quel caso si trattava di motori a pistoni ma lo stesso fenomeno si verifica per gli aerei a reazione); la condensazione avviene in misura così notevole perché a quella quota la temperatura esterna è dell’ordine di – 40°C.
Ricordo che allora le cabine degli aerei non erano pressurizzate e che l’equipaggio indossava tute riscaldate con erogatori di ossigeno.
Passata la grande tragedia mi sono augurato di non dover assistere mai più a spettacoli così grandiosi; poi ho pensato che il progresso tecnologico ha rivoluzionato anche (che dico, non anche ma prima di tutto) l’arte della guerra: adesso basterebbe una sola scia in cielo per produrre effetti molto più devastanti di quelli causati dagli stormi dei bombardieri del 1943-44.
Conclusione
La mia testimonianza sembra “tagliare la testa al toro”. Le scie esistono fin da quando gli aerei hanno raggiunto quote di circa 8000 m. Ma io sono vecchio e ormai di testimoni delle “contrail” di allora ne sono rimasti ben pochi. E poi le testimonianze non bastano per convincere i creduloni. Posso ricordare che, secondo molte signore appartenenti alla buona società, le magie di Vanna Marchi valevano sacchi d’oro?
Marzo 2009