martedì 24 marzo 2009

Scie degli aerei un fenomeno nuovo? Un testimone le ricorda 65 anni fa

Ricevo e pubblico con piacere questo scritto di Roberto Cassinis, ordinario in pensione di Fisica Terrestre. Le immagini a corredo della testimonianza sono tratte da Acepilots.com.

SCIE BIANCHE IN CIELO: Leggende e stregonerie dell’oggi tecnologico


di Roberto Cassinis

Sembra impossibile ma nell’era della trionfante tecnologia abbondano, anzi, in qualche caso si rafforzano, credenze e leggende paragonabili a quelle che si diffondevano non nel secolo dei “lumi” ma in quello precedente, quando venivano ancora perseguitate le streghe e bruciati gli eretici.

Ciò che più sorprende è che tale diffusione avvenga proprio quando la tecnologia ha trovato i mezzi per informare in modo capillare e universale. Questi mezzi, appunto perché universali, non sono facilmente controllabili; d’altra parte i sistemi più classici (stampa, radio e TV) sono soggetti a filtri, maneggiati dai governi e dagli interessi economico-politici, che distorcono la verità tanto più quanto meno democratico è il governo del paese.

Ma limitiamoci a parlare dei paesi “occidentali” dove, cioè, l’informazione è definita libera e completa, dove l’istruzione è diffusa anche a livelli superiori a quello elementare, dove avvengono molti scambi, dove ormai, infine, tutti possiedono un televisore e leggono i giornali.

Leggende e stregonerie si diffondono facilmente anche in questi ambienti come si può constatare esplorando il più moderno e globale mezzo di informazione, la “rete” informatica. Molte delle falsità raccolte vengono diffuse ad arte, per arrecare danni economici e morali a persone o ad organizzazioni. Altre (poche) sono costruite in buona fede da creduloni o da ignoranti. Qualche vecchio milanese ricorderà forse ancora “il Paneroni” che negli anni del dopoguerra teneva comizi in piazza del Duomo sostenendo che Galileo aveva sbagliato: era il Sole a girare intorno alla Terra.

Le fandonie messe in circolazione trovano fertile terreno anche presso un pubblico “informato”; la causa è, spesso, la corta memoria di molti: ci si meraviglia di fatti e fenomeni noti e già spiegati dalle generazioni precedenti, poi, magari, dimenticati dagli stessi soggetti che li avevano vissuti da giovani.


Una delle tante fandonie moderne


Per esempio, si è diffusa la voce che le scie bianche (condensation trails) lasciate dagli aerei che attraversano il cielo non siano dovute ad un fenomeno naturale ma al rilascio deliberato di sostanze chimiche che avrebbero lo scopo di dissolvere le nuvole oppure obiettivi “militari” non specificati (per es. la diffusione di epidemie). A queste fantasticherie si aggiunge che si tratta di un fenomeno nuovo che ha avuto inizio solo pochi anni fa, senz’altro non prima della seconda metà del secolo scorso.

Effettivamente, di strisce bianche in cielo oggi se ne vedono molte di più di qualche anno fa per la semplice ragione che il traffico aereo è in continuo aumento.


Gli spettacoli degli anni 1943-44


Chi scrive conserva il ricordo incancellabile di spettacoli grandiosi “goduti” gratuitamente nel Mediterraneo 65 o 66 anni fa. Il luogo di osservazione era una piattaforma molto mobile, alla superficie di un mare spesso imbronciato e movimentato da onde corte con creste schiumeggianti. Intorno al luogo di osservazione un’infinità di panciute navi da trasporto che procedevano di conserva, con esasperante lentezza. Il mio luogo di osservazione si spostava velocemente attorno alle onerarie come il cane da pastore fa con le pecore di un gregge. Lo stesso facevano altri cani da guardia (altre navi di scorta): la maggioranza di queste inalberava lo “Union Jack” ma una o due issavano il tricolore bianco rosso e verde: il mio luogo di osservazione era proprio su una di queste ultime.

Ho già descritto l’unico episodio di guerra che ho vissuto durante una missione di scorta ad un convoglio. In seguito non ricordo che allarmi aerei, risultati quasi sempre falsi. La potenza militare tedesca si stava ormai ritirando in difesa e, d’altra parte, il nostro teatro di guerra era secondario.

Ma di spettacoli grandiosi ne ho visti tanti, anche nel Mediterraneo, soprattutto quando si preparavano le azioni di sbarco sul continente: centinaia di navi in rada al largo dei porti, convogli di diecine e diecine di navi per il trasporto delle truppe e dei materiali, ciascuna da 10000 tonnellate.

E poi, ogni tanto, un altro spettacolo: sopra di noi, in cielo, fasci di innumerevoli scie bianche che ci sorvolavano. Gli aerei che le producevano erano appena visibili per quanto fossero dei grossi B17 (fortezze volanti) o dei B24 (“Liberator”), carichi di bombe che, in stormi di diecine o, talora, di centinaia, procedevano verso N per compiere missioni di bombardamento sulle nostre case nell’Italia ancora occupata dai nazisti e dai fascisti di Salò, oppure sulla Germania meridionale.

Non ci facevamo tante domande sulla natura delle scie: ci sembrava logico che alla quota di crociera di quegli aerei (8000-10000 m) avvenisse la condensazione del vapor d’acqua contenuto nei gas di scarico dei motori (in quel caso si trattava di motori a pistoni ma lo stesso fenomeno si verifica per gli aerei a reazione); la condensazione avviene in misura così notevole perché a quella quota la temperatura esterna è dell’ordine di – 40°C.

Ricordo che allora le cabine degli aerei non erano pressurizzate e che l’equipaggio indossava tute riscaldate con erogatori di ossigeno.

Passata la grande tragedia mi sono augurato di non dover assistere mai più a spettacoli così grandiosi; poi ho pensato che il progresso tecnologico ha rivoluzionato anche (che dico, non anche ma prima di tutto) l’arte della guerra: adesso basterebbe una sola scia in cielo per produrre effetti molto più devastanti di quelli causati dagli stormi dei bombardieri del 1943-44.


Conclusione


La mia testimonianza sembra “tagliare la testa al toro”. Le scie esistono fin da quando gli aerei hanno raggiunto quote di circa 8000 m. Ma io sono vecchio e ormai di testimoni delle “contrail” di allora ne sono rimasti ben pochi. E poi le testimonianze non bastano per convincere i creduloni. Posso ricordare che, secondo molte signore appartenenti alla buona società, le magie di Vanna Marchi valevano sacchi d’oro?

Marzo 2009

giovedì 19 marzo 2009

Riprese in time-lapse usando una fotocamera

Per le riprese accelerate o time-lapse, utili per conoscere meglio le dinamiche del cielo, non è necessario impegnare un laptop dotato di webcam, come già descritto in questo articolo precedente: bastano una normale fotocamera e un minimo di software.

Molte fotocamere digitali, anche di fascia bassa, sono infatti dotate di una funzione di scatto temporizzato che permette di scattare automaticamente una fotografia ogni tot secondi. Queste foto possono essere poi assemblate in sequenza usando appositi programmi, ottenendo un filmato ad altissima risoluzione.

Consiglio queste impostazioni per ridurre il consumo della batteria, aumentare l'autonomia dell'apparato di ripresa e non produrre rumore:

  • tacitare l'avviso acustico di scatto per evitare rumori;
  • usare un alimentatore esterno oppure una batteria ben carica;
  • attivare la funzione di timestamp (che sovrappone data e ora sull'immagine);
  • disattivare eventuali automatismi del flash;
  • disattivare, se possibile, la visualizzazione della foto sul display dopo ogni scatto, o ridurne al minimo la durata;
  • fissare la messa a fuoco all'infinito, per ridurre i consumi ed evitare che l'autofocus, in caso di cielo terso, non sbagli la messa a fuoco;
  • regolare la sensibilità a ISO 100 o simili;
  • montare la fotocamera su un treppiede per mantenere fissa l'inquadratura;
  • usare eventualmente una risoluzione media delle fotografie invece di quella massima, in modo da poter memorizzare un numero più alto di immagini, salvo che si voglia stringere l'inquadratura dopo la ripresa, per esempio per selezionare una porzione di foto particolarmente significativa;
  • usare una scheda di memoria capiente, visto che si scatta una foto ogni 5 secondi, ossia 12 al minuto, pari a 720 all'ora.

Ecco un breve esempio pratico. Ho montato la mia fotocamera Ricoh Caplio R7 su un treppiede e ho attivato la funzione Interval, regolandola a cinque secondi, che è una buona cadenza per riprendere il movimento delle nubi e delle scie di condensa. Ho posizionato la fotocamera in modo da inquadrare il cielo e parte del paesaggio (in modo da avere un riferimento geografico) e ho premuto il pulsante di scatto. La fotocamera ha iniziato a memorizzare immagini ogni cinque secondi.

Mezz'ora dopo ho scaricato circa 340 fotografie e le ho assemblate usando il programma Quicktime Player del mio Mac, che nella versione Pro (attualmente a pagamento, ma la cifra è modesta) consente di scegliere dal menu File la voce Open Image Sequence, di indicare una cartella contenente fotografie, selezionare la prima foto della sequenza, e comporre automaticamente un video che mostra le immagini in sequenza.

Si può scegliere la cadenza del filmato risultante (di norma è 25 fotogrammi al secondo) e, se si usa la voce Export, la risoluzione desiderata.

Questo è il video risultante: mezz'ora di monitoraggio del cielo in 14 secondi, con una risoluzione alla fonte di 1280x960. Potete vederlo a risoluzione migliorata qui.




Niente scie, niente aerei?


Questo pur breve video permette di evidenziare un errore comune degli sciachimisti: l'idea che quando in cielo non si vedono scie, vuol dire che gli aerei non volano. Come se il traffico aereo internazionale si prendesse interi giorni di ferie.

In effetti, guardando il video, di aerei non se ne vedono; e neanch'io, mentre sorvegliavo la fotocamera, ne ho visti passare. Ma ci sono lo stesso: semplicemente generano scie di condensa brevi che passano quasi inosservate, oppure non ne generano affatto. Eccoli infatti catturati in alcuni fotogrammi tratti dal video, cliccabili per ingrandirli.









Dall'indicazione dell'ora si nota che questi avvistamenti sono compresi in una ventina scarsa di minuti: questo dà un segno chiaro di quanto sia frequentato il cielo anche quando non ci sembra di notare aerei. E questi sono quelli che ho trovato sfogliando rapidamente circa 150 fotografie.

Studiare il cielo: video accelerati in time-lapse

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Uno dei modi più semplici e interessanti per osservare l'evoluzione del cielo, delle scie di condensazione e del traffico aereo nell'arco di una giornata è utilizzare la tecnica del time-lapse: la ripresa di un filmato o di un video con una cadenza di un fotogramma ogni tot secondi. Quando la ripresa viene riprodotta alla cadenza normale di 24 o 25 fotogrammi al secondo, si ottiene un effetto di accelerazione che permette di notare fenomeni che in natura avvengono troppo lentamente per essere apprezzati.

Riprese di questo genere sono molto più efficaci delle singole fotografie nel documentare il reale comportamento di una scia, perché ne rivelano con precisione l'orario, la durata e (se ci sono riferimenti geografici nell'immagine) la direzione, permettendo di correlarla al traffico aereo.

Un altro grande vantaggio di questo tipo di ripresa è che permette di controllare l'asserzione sciachimista che i giorni in cui non vi sono scie nel cielo sarebbero giorni in cui gli aerei non volano. In realtà gli aerei di linea volano ogni giorno (basta consultare gli orari dei voli negli aeroporti): ma quando non lasciano scie di condensazione, o ne lasciano di breve durata, spiccano molto meno contro il cielo e passano quindi facilmente inosservati. In un video time-lapse di buona risoluzione, per esempio girato in HD, anche gli aerei senza scia o con scia modesta risultano comunque come puntini o trattini evidenziati dal loro movimento accelerato. Un time-lapse li cattura senza obbligare l'osservatore a scrutare il cielo per ore.

Gli sciachimisti dovrebbero presentare documenti di questo genere, se vogliono essere presi sul serio, ma finora hanno preferito mostrare fotografie singole fuori da ogni contesto.

Una ripresa in time-lapse è molto facile da realizzare: basta un qualunque computer dotato di webcam. Per esempio, questo è un video realizzato da me il 21 febbraio 2009 dalla finestra della mia abitazione appena fuori Lugano, usando il programma Gawker per Mac. La ripresa è accelerata di 100 volte rispetto alla realtà (cadenza di 1 fotogramma ogni 4 secondi).




La ripresa permette di apprezzare la persistenza delle scie di condensa quando le condizioni in quota sono favorevoli e di notare come il vento uniforme le trasporti senza alterarne molto la linearità e senza disperderle granché, cosa che renderebbe assurda e impraticabile qualunque presunta irrorazione "mirata".

Si nota anche una scia interrotta, che testimonia la non omogeneità delle condizioni dell'atmosfera, e si vedono scie traverse (rispetto alla maggioranza, che si estende parallela all'orizzonte in direzione nord-sud), che secondo certi sciachimisti non possono esistere.

Quello che colpisce di più, nella parte centrale del video, è il vero e proprio plotone di scie parallele che avanza verso la webcam: un fenomeno difficile da rilevare a velocità normale. Mi chiedo se è questa l'origine delle scie parallele che caratterizzano le foto degli sciachimisti: gli aerei non procederebbero per file parallele a formare una presunta griglia, ma volerebbero grosso modo lungo la stessa rotta in tempi differenti e sarebbe il vento a spostare progressivamente le scie. Al passaggio dell'aereo successivo sulla stessa rotta, la scia di quello precedente sarebbe spostata lateralmente, creando quindi scie parallele.

Il video ha l'indicazione del tempo, è ripreso da un punto geografico conosciuto (casa mia, a queste coordinate) e in una direzione conosciuta (il monte a destra è il San Salvatore). Questo permetterebbe di sapere quali aerei di linea passavano durante la ripresa e di correlare le scie con i voli corrispondenti: un'altra cosa che gli sciachimisti evitano sistematicamente di fare.

Questa è la direzione di ripresa (immagine cliccabile per ingrandirla):



E questa è una mappa delle rotte della zona, risalente al 2008 (immagine cliccabile per ingrandirla):




Altri metodi di ripresa


Il time-lapse può essere generato anche in altri modi, senza impegnare un computer per tutto il tempo. Per esempio, si può usare una videocamera che registra su un supporto a lunga durata (disco rigido o simili) e poi accelerare il video usando un programma di editing video. Tuttavia questo metodo richiede la gestione ed elaborazione di grandissime quantità di dati, cosa che implica parecchio spazio su disco nel computer e molto tempo per l'elaborazione del video.

Un ulteriore metodo è utilizzare una fotocamera digitale dotata di funzione time-lapse. Questo produce immagini di ottima qualità, che poi vengono assemblate da un programma di editing video elementare. Quest'approccio viene descritto in dettaglio in un articolo apposito.


Cadenze di ripresa


Quattro o cinque secondi fra un fotogramma e il successivo sono una buona cadenza di ripresa per studiare l'evoluzione del cielo. Supponendo una cadenza di riproduzione di 25 fotogrammi al secondo, un fotogramma ogni 4 secondi accelera gli eventi di 100 volte; un fotogramma ogni 5 secondi li accelera di 125 volte.

domenica 15 marzo 2009

A che servono le scie chimiche? A creare “una razza formata da androidi facilmente controllabili”

Rosario Marcianò, gestore del sito Tankerenemy.com e ripetutamente ospite di trasmissioni televisive come Voyager e Rebus, ha pubblicato oggi questa conclusione sugli scopi delle presunte “scie chimiche”:

Il fine vero delle chemtrails, sembra dunque la creazione di una razza formata da androidi facilmente controllabili. Questi androidi potranno essere usati per espianti di organi, per nefandi esperimenti, per ibridazioni con altri esseri. Alcuni saranno soldati micidiali e feroci, agenti spietati, candidati manciuriani: collegati ad un megacomputer centrale, saranno protesi bioelettroniche del tutto prive di una volontà propria.


Caso mai qualcuno pensasse che l'affermazione sia troppo ridicola per essere stata scritta davvero, ecco la schermata e il link a Freezepage che conserva l'immagine dello scritto di Marcianò:



Va ricordato che Rosario Marcianò è stato presentato dalle trasmissioni televisive citate sopra come “ricercatore” sulle cosiddette “scie chimiche”, come se fosse un'autorità seria ed affidabile. Ognuno faccia le proprie valutazioni.

Ringrazio Il Peyote per la segnalazione.

giovedì 12 marzo 2009

Perché non organizziamo un dibattito?

Una delle domande che si pongono coloro che vengono a sapere della teoria delle scie chimiche è come mai non si risolve la questione organizzando un dibattito o un faccia a faccia fra i sostenitori della teoria e coloro che la ritengono una sciocchezza.

E' molto semplice: sono i sostenitori di questa teoria a non voler discutere e a rifiutare ogni incontro con la controparte. Ecco quello che scrivono in calce a un loro articolo di oggi. La proposta di "Enrico":

Propongo questo: perché non si organizza un bel dibattito, di quelli sereni e ragionati, dove i due punti di vista (chi crede all'esistenza delle scie chimiche, e chi le considera una bufala) vengono sostenuti da un tavolo di relatori? Diciamo due, tre per parte? Con la presenza di un moderatore scelto da entrambe le parti, ovviamente. In questo modo, il dibattito potrebbe evolversi verso una sintesi.
Mi offro di trovare il posto, qui in Piemonte, che poi è a metà strada tra la Liguria e la Svizzera ;)


La risposta di "Straker", uno dei leader della teoria in Italia:

Non c'è nulla da discutere per due motivi:

a) perché le scie chimiche sono un fenomeno reale, dimostrato e non negabile

b) perché il contraddittorio si accetta con gente civile e non con una manica di invasati usi all'insulto, al dileggio, alle minacce, alla diffamazione e quant'altro la loro fantasia malata permette di generare.

Se ti sei stancato di leggere sull'argomento, cambia galassia.


E l'ulteriore risposta di "Zret":

E' concepibile un dibattito con il cane di Pavlov? Domanda retorica. Sia detto con rispetto dei cani.


Credo siano chiari i motivi dell'impossibilità di un dibattito. Da parte mia, io resto disponibile a un confronto tecnico fra gli esperti delle due tesi contrapposte.

 

martedì 3 marzo 2009

Nubi insolite ma naturali: pioggia illuminata dal sole radente

Quest'immagine è l'Astronomy Picture of the Day del 17 febbraio 2009: fu scattata il 23 settembre 2002 da Tyler Blessing, un passeggero di un volo di linea che stava atterrando a Minneapolis, nel Minnesota, verso sera, poco dopo le 20 locali. Blessing descrisse la scena come "enormi cortine ricurve di luce radiosa che si estendevano dalla nuvola verso il suolo". L'esatta natura del fenomeno non è ancora stata determinata, e l'APOD stesso ha invitato i lettori a discuterne online.

Una delle ipotesi più plausibili è che si tratti di pioggia illuminata dal sole radente della sera, come in quest'altra fotografia, scattata da terra in un altro luogo e in un altro momento e tratta dal forum di discussione citato sopra:



Un altro esempio spettacolare di quante cose poco conosciute, ma perfettamente naturali, vi siano in cielo.

domenica 1 marzo 2009

Sciachimisti: le scie persistenti non esistevano prima degli anni '90. Libri: balle

Alcuni sostenitori della teoria delle "scie chimiche" affermano spesso che la persistenza delle scie lasciate degli aerei è un sintomo del fatto che non si tratta di scie di condensazione, ma di scie appunto "chimiche". Secondo loro, prima degli anni Novanta, quando ha iniziato a circolare la teoria sciachimista, le scie non erano mai persistenti.

Ma i libri dell'epoca smentiscono completamente queste asserzioni. Per esempio, il libro Come osservare il Cielo, di Colin A. Ronan, Storm Dunlop e Brian Jones, edito dall'Istituto Geografico De Agostini nel 1987 come traduzione del testo The Skywatcher's Handbook del 1985, parla già di scie persistenti.

"Gli aerei creano le loro nubi in forma di scie di condensazione. In questo fenomeno sono implicati due processi significativi. Per quanto l'aria, a qualunque livello si trovi, possa essere satura di vapore acqueo, può darsi che essa contenga così pochi nuclei di condensazione da non giungere alla condensazione sino a che un gran numero di altri nuclei non venga introdotto dagli scarichi dei motori a reazione del jet. Gli stessi gas di scarico contengono inoltre una notevole quantità di vapore acqueo che è uno dei prodotti della combustione. Poiché i jet non producono scie quando lo strato d'aria è eccezionalmente secco, queste si interrompono talvolta bruscamente quando l'aereo entra in una regione in cui l'aria è secca. Queste interruzioni si possono scorgere a volte nell'ombra della scia dell'aereo gettata sulle nubi sottostanti."

(pagg. 86-88)


Qui sotto si può vedere un'illustrazione del medesimo libro la cui didascalia recita inequivocabilmente: "Sopra, le scie di vapore segnano spesso il passaggio di un jet. La persistenza delle scie indica che probabilmente è in arrivo una depressione."



I sostenitori della teoria delle scie chimiche hanno ribattuto finora che i libri d'epoca sarebbero stati sistematicamente manomessi o falsificati a posteriori. Ma man mano che emergono dalle collezioni di privati cittadini sempre più libri che confermano la conoscenza delle scie persistenti da almeno dieci anni prima della nascita del fenomeno secondo la visione sciachimista, la tesi della falsificazione passa dall'assurdamente complicato al ridicolo.

Ringrazio il lettore Justfrank per la segnalazione del libro e per le fotografie del medesimo.