martedì 12 maggio 2009

Parlano gli esperti veri: Pietro Pallini, pilota

...sono andato a visitare alcuni dei siti dedicati all'argomento, dove ho potuto reperire una bella quantità di fotografie di quelle che, a mio avviso, altro non sono che forme, a volte molto spettacolari e insolite, occorre dirlo, di “contrails”, parola nata dalla contrazione dell'inglese “condensation trails”: in italiano, scie di condensazione.

L'acqua è uno dei prodotti secondari della combustione e a valle di un motore a getto viene sempre rilasciata una certa quantità di vapore acqueo che, in determinate condizioni di temperatura e pressione, condensa e si congela, dando origine a scie composte da microscopici aghi di ghiaccio. Si formano a temperature inferiori ai venticinque gradi sotto zero (intorno ai cinquemila metri di quota, in inverno) ma sono più dense e persistenti quando si scende sotto ai meno quaranta. Se poi l'aria è già molto umida la loro estensione aumenta e, trasportate dai venti, assumono forme strane e suggestive.

Acqua, dunque, e non strane sostanze chimiche. L'aumento del numero dei voli, la grande diffusione di aerei in grado di volare a quote dove la temperatura è molto bassa e la precisione dei moderni apparati di navigazione (che consente di tracciare più rotte aeree) hanno fatto sì che le “strisce bianche nel cielo azzurro per incantare e far sognare i bambini” di endrighiana memoria, sulle quali ho anch'io a suo tempo fantasticato, si siano moltiplicate fino a disegnare nei cieli i complicatissimi reticolati immortalati nelle foto del sito che andavo visitando.

Ma immaginate la mia sorpresa nel trovare, tra le altre, anche una splendida istantanea dell'aereo che sono solito pilotare, e il mio stupore è vieppiù aumentato quando, leggendo in didascalia la data, l'ora e il luogo dello scatto, mi sono reso conto che lo sciagurato responsabile di quella scia ero proprio io.

– Pietro Pallini, Il mistero della scia, Repubblica.it