I radiosondaggi sono misurazioni eseguite da pochissimi centri meteorologici in Italia, tramite il lancio di palloni equipaggiati con sonde (immagine qui accanto, tratta da Atmosfera.enea.it). Tali sonde salgono fino a quote molto alte (anche 30.000 m) e forniscono al centro di controllo a terra i dati di temperatura, umidità e pressione lungo tutto il loro percorso.
Per poter esaminare i dati delle radiosonde e capire se la formazione delle scie di condensazione è possibile, dovrebbero essere veri almeno tre assunti principali:
- I radiosondaggi dovrebbero offrire misure perfette ed esenti da errori;
- I valori dei radiosondaggi non dovrebbero variare significativamente a distanza di molti chilometri e di molto tempo dal punto e dall'ora di misurazione;
- Le condizioni di formazione da confrontare dovrebbero permettere, con precisione assoluta, di definire se la scia di condensazione si formerà o meno.
Nessuno di questi tre assunti è vero:
- I radiosondaggi, come ogni strumento, commettono errori spesso abbastanza vistosi; siccome viene usata una sola sonda, non è possibile fare un trattamento statistico dei dati cercando di avvicinarsi al valore vero.
- Come si è già detto, la variabilità delle condizioni atmosferiche è molto alta: una misura puntuale non può in alcun modo fornire con precisione la situazione in quota, né il variare di tale situazione col passare del tempo.
- Le condizioni teoriche per predire la formazione derivano da modelli che sono semplificazioni delle reali condizioni e che sono tutt'altro che infallibili nelle loro previsioni, soprattutto se si cerca di usarli senza saperlo fare e senza conoscerne caratteristiche, limiti e fallibilità.
Tratto e adattato dalle FAQ dei tecnici del CICAP con il loro permesso.