Il mito dei tre parametri deriva da un collage errato di frasi, spesso travisate, tratte da pagine divulgative, che sono per forza di cosa generiche e non rigorose.
Per esempio, la seguente affermazione è citata spessissimo da chi teorizza le "scie chimiche" e parla di temperature e altitudini alle quali si possono formare scie (anche non persistenti):
Risulta evidente che questa non è una definizione rigorosa (notate il "solitamente"), bensì una semplice descrizione divulgativa, che serve a rendere l'idea ai non addetti ai lavori. Ma già così si può notare che comunque non propone come variabile l'umidità relativa nella formazione di contrail.
"Contrails only form at very high altitudes (usually above 8 km) where the air is extremely cold (less than -40 degrees C)."
Traduzione: "Le scie di condensazione si formano soltanto a quote molto elevate (solitamente oltre gli 8 km), dove l'aria è estremamente fredda (sotto i -40°C)."
Fonte: NASA.
Risulta evidente che questa non è una definizione rigorosa (notate il "solitamente"), bensì una semplice descrizione divulgativa, che serve a rendere l'idea ai non addetti ai lavori. Ma già così si può notare che comunque non propone come variabile l'umidità relativa nella formazione di contrail.
Il riferimento a questo parametro deriva, infatti, da un'altra descrizione altrettanto generica:
Ma in questa seconda citazione si sta esaminando nello specifico la persistenza delle scie di condensazione, non la loro semplice formazione. I sostenitori della teoria delle "scie chimiche" mescolano erroneamente queste due citazioni, riferite a concetti diversi, e ne creano una ibrida che non corrisponde alla realtà tecnica descritta dalla letteratura di settore.
"The red line (dash-double dot line) in the Appleman chart shows at what humidities contrails can persist (usually between 60% and 70% relative humidity)..."
Traduzione: "La linea rossa (linea con tratti e doppi puntini) nel grafico di Appleman mostra a quali umidità le scie di condensazione possono persistere (solitamente tra il 60% e il 70% di umidità relativa)..."
Fonte: Appleman Charts Teacher. Il grafico è cliccabile per ingrandirlo.
Ma in questa seconda citazione si sta esaminando nello specifico la persistenza delle scie di condensazione, non la loro semplice formazione. I sostenitori della teoria delle "scie chimiche" mescolano erroneamente queste due citazioni, riferite a concetti diversi, e ne creano una ibrida che non corrisponde alla realtà tecnica descritta dalla letteratura di settore.
Bisogna dunque distinguere fra formazione e persistenza delle scie di condensazione.
Formazione: vari studi condotti negli ultimi 55 anni hanno portato a concludere che le scie di condensazione possono formarsi anche se l'ambiente ha umidità relative pari allo 0%, a patto che la temperatura sia sufficientemente bassa, perché l'acqua necessaria è contenuta, sotto forma di vapore, nello scarico dei motori a getto.
Persistenza: una scia di condensazione non solo si forma, ma persiste, soltanto quando l'umidità relativa alla quota di volo è sufficientemente alta (solitamente uguale o superiore al 60%-70%).
Figura 1 tratta da "The Formation of Exhaust Condensation Trails by Jet Aircraft", H. Appleman, Bulletin American Meteorological Society, vol. 34, No. 1, gennaio 1953. La freccia è aggiunta.
Persistenza: una scia di condensazione non solo si forma, ma persiste, soltanto quando l'umidità relativa alla quota di volo è sufficientemente alta (solitamente uguale o superiore al 60%-70%).
Tuttavia è semplicemente impossibile ridurre il fenomeno ad una triade stringente di parametri: questi tre parametri vanno infatti considerati in correlazione uno con l'altro e non in modo indipendente, sicché le loro combinazioni sono infinite e non catalogabili in modo rigoroso e preciso.
Inoltre la formazione e la persistenza delle scie dipendono anche da molti altri fattori difficilmente misurabili e/o prevedibili, come il tipo e l'efficienza del motore, il tipo di combustibile, i venti, le correnti, eccetera: quindi anche i modelli previsionali più recenti, non essendo in grado di tener conto di tutto ciò (altrimenti non sarebbero gestibili), sono e saranno sempre imprecisi.
Talvolta si sente dire che la NASA e gli altri enti avrebbero cambiato nel corso del tempo la "versione ufficiale" delle condizioni di formazione delle scie di condensazione, insabbiando la questione dell'umidità relativa necessaria dichiarata inizialmente. In realtà già i testi di meteorologia degli anni Cinquanta (per esempio quelli di Appleman mostrati e citati qui sopra, che sono tuttora riferimenti di base per i meteorologi) specificavano che le scie di condensazione potevano formarsi anche con umidità relativa zero.
Tratto e adattato dalle FAQ dei tecnici del CICAP con il loro permesso.
Inoltre la formazione e la persistenza delle scie dipendono anche da molti altri fattori difficilmente misurabili e/o prevedibili, come il tipo e l'efficienza del motore, il tipo di combustibile, i venti, le correnti, eccetera: quindi anche i modelli previsionali più recenti, non essendo in grado di tener conto di tutto ciò (altrimenti non sarebbero gestibili), sono e saranno sempre imprecisi.
Talvolta si sente dire che la NASA e gli altri enti avrebbero cambiato nel corso del tempo la "versione ufficiale" delle condizioni di formazione delle scie di condensazione, insabbiando la questione dell'umidità relativa necessaria dichiarata inizialmente. In realtà già i testi di meteorologia degli anni Cinquanta (per esempio quelli di Appleman mostrati e citati qui sopra, che sono tuttora riferimenti di base per i meteorologi) specificavano che le scie di condensazione potevano formarsi anche con umidità relativa zero.
Tratto e adattato dalle FAQ dei tecnici del CICAP con il loro permesso.